Proteggere la flora spontanea autoctona, lasciare che la natura si riprenda parte dei suoi spazi da dove il progresso l’ha cacciata. Un sogno e un’utopia ma una riflessione è comunque necessaria. Il solo parco urbano contemporaneo, oggi è popolato di piante alloctone, invasive, soffocanti. Come la vita degli individui che vivono nelle grandi città senza più identità e storia. Oltre la siepe: ‘idea per un parco contemporaneo. Dalla rubrica di Marco Bay
Mi domando, è la High Line di New York, questa in foto? La vegetazione spontanea, gli ailanti, i binari della ferrovia… Invece no. Sono a Milano dal cavalcavia, dopo aver ammirato la Fondazione Prada, uno spazio museale che rende Milano finalmente internazionale, dove tutto, ma veramente tutto, è studiato e curato nel minimo dettaglio. Ecco quindi un’altra sorpresa.
Un sublime contrasto tra gli spazi dedicati all’arte contemporanea e la magnifica rivincita della natura sul territorio urbanizzato. Sembra un frammento dell’originaria foresta planiziale lombarda. Qui allora immagino di vedere un branco di lupi, come una volta correvano nei boschi appena fuori dalle mura della città. Oppure la fantasia continua a divagare nel vedere gli Sforza a cavallo per battute di caccia silvestre.
Luoghi magici, che come qui ancora incredibilmente sopravvivono alla pressione dell’urbanizzazione, dove la terra è fresca e ricca di humus, spesso anche ghiaiosa, sempre ben drenata; dove ogni tanto si incontra un fontanile, come quello del Muzzetta, a pochissimi km dalla pista dell’aeroporto Linate, da vedere.
È sempre stato un mio sogno professionale avere l’occasione di piantare un bosco, in questo territorio sarebbe naturale pensare alla coppia dominante della quercia farnia e del carpino bianco, mescolato a meli, ciliegi, aceri e ontani, accompagnati da biancospini, noccioli, fino a quel magnifico sottobosco di viburni, di sanguinella, con il prugnolo, la frangula e la fusaggine.
Invece questo bosco oggi è dominato dal cinese ailanto, come accade per la natura umana…ed è un altro segno dei tempi che cambiano. Sarebbe fantastico poter lasciare questo Eden urbano al suo sviluppo naturale, una immagine di parco urbano contemporaneo a zero manutenzione, sconosciuto; ma per quanto tempo potrebbe rimanere? Sento già le ruspe…
Chissà come Mario Sironi o Ugo Mulas, maestri nel ritrarre le periferie industriali, avrebbero interpretato questo speciale punto di vista? In questo paesaggio sopravvive la torre dell’acqua, tanto cara ai due maestri, che domina e contrasta quella dell’archistar olandese. E le prossime settimane le fiamme rosse della vite selvatica, la ruggine delle buddleje e l’oro dell’ailanto si accenderanno in successione.
Marco Bay
©Villegiardini. Riproduzione riservata
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