Chi porrà le giuste domande in quest’epoca di complesse trasformazioni? In mostra al primo Taiwan Pavilion di Milano, quindici studi e brand taiwanesi si confrontano con questioni globali dal punto di vista della cultura materiale locale e riflettono, attraverso progetti specifici, sul ruolo del design nella società contemporanea e sul valore del design thinking nel porre correttamente i quesiti. Le domande, appunto, si progettano a Taiwan.
Una mostra sul presente e il futuro di Taiwan
Taiwan è una nazione insulare più volte colonizzata nella sua storia. Ha ereditato la cultura cinese ed è stata profondamente influenzata da quella giapponese. L’isola è circondata dal mare, ha montagne alte più di 3000 metri e laghi. Se da un lato possiede paesaggi e risorse naturali, dall’altro è conosciuta come “la fabbrica del mondo”. Tali caratteristiche si riflettono nei progetti della mostra “Who is going to raise the questions? The questions are designed in Taiwan”, curata da Eric Yu, Atelier SUPERB e Tsung-Yen Hsieh nel primo Taiwan Pavilion della design week milanese, organizzato dal Taiwan Design Research Institute (TDRI) con il supporto dell’Ente per lo Sviluppo Industriale del Ministero degli Affari Economici di Taiwan.
La mostra non vuole soltanto mettere in evidenza la cultura materiale taiwanese e lo stato dell’arte del design locale, quanto sfidare le convenzioni e ridefinire i confini della creatività nella risoluzione di problemi globali e collettivi. I quindici designer e brand partecipanti, già premiati dal Golden Pin Awards che seleziona l’eccellenza locale, rappresentano una gamma varia ed esemplare di talenti e prospettive sull’identità locale e sui valori del progetto all’interno di questioni più ampie, quali l’impatto ambientale e il design circolare. I prodotti in mostra – dagli accessori per la casa all’arredo, dal tessile sostenibile ai materiali da risorse di riciclo e post-industriali – consentono di riflettere sul ruolo del design nell’industria dell’innovazione, promuovendo un nuovo paradigma di qualità e modelli di produzione che sfruttino la tecnologia verso obiettivi di sostenibilità sociale e manifatturiera.
Tra gli esempi, l’incastro brevettato, senza malta, dello studio MINIWIZ, per laterizi in Polli-Ber™, polimero composito da rifiuti agricoli, la Green Footprint Int”l Co. ricicla la plastica dal settore dei giocattoli per realizzare sedute modulari e impilabili, utilizzabili da bambini e adulti. Oppure la UKL Enterprise Co. impiega la fibra delle foglie di ananas, di cui Taiwan è grande produttore ed esportatore, per creare tessuti per la moda. O ancora, Hsiang Han Design con W Glass Project riqualifica il vetro dai rifiuti oceanici o dal settore dell’ITC (Information and Communication Technologies) per realizzare accessori in vetro soffiato per la casa. Quest’ultimo progetto così come la seduta in bambù di s2studio, materiale locale e altamente rigenerativo, che integra la progettazione additiva con le tecniche di assemblaggio a strati per ridurre al minimo gli sprechi di produzione, sono esempi di “innovazione nella tradizione”, ovvero della capacità di rileggere materiali low-cost con tecniche altamente qualificate, sia artigianali che industriali, passando dall’essere terzisti a produttori di beni complessi.
“Puntiamo a esportare il design di Taiwan nel mondo”, precisa Chi-Yi Chang, Presidente TDRI, “mostrando la nostra vibrante e dinamica scena del design a un pubblico internazionale e mettendo in evidenza la creatività, l’innovazione e l’artigianalità che definiscono la realtà taiwanese. Come TDRI, crediamo che il design sia uno strumento essenziale di cooperazione interdisciplinare e che, integrato nel business e nelle strategie operazionali dei settori produttivi, possa dare forza ai giovani e promuovere la crescita”. “Non cercavamo solo bei progetti”, commentano i curatori Eric Yu e Tsung-Yen Hsieh, “cercavamo voci che riecheggiassero il ritmo dei nostri tempi. Abbiamo individuato designer e aziende con una comprovata esperienza nello spingersi oltre i confini e nel contribuire in modo significativo al settore del design”.
L’allestimento tra prodotti e pensieri volanti
Quando i visitatori entrano nel Taiwan Pavilion si trovano in una sorta di nuvola piena di fumetti, come se fossero immersi nel pensiero e nelle domande di qualcuno. “Chi sono?”, “Da dove vengo?” sono questioni ontologiche che aiutano a comprendere sé stessi, le nostre comunità e, attraverso il design, a promuovere un futuro ricco di significato. Tutta la sala espositiva è costellata di “balloon di dialogo” e “balloon di pensiero” riportandosi alle vignette dei fumetti e creando una dialettica tra pensieri e parole pronunciate.
L’allestimento di Atelier SUPERB, con le grafiche di S.SELECT LAB, divide l’ambiente è in tre aree: la prima raccoglie quei progetti focalizzati sull’upcycling dei rifiuti; la seconda accoglie i marchi sostenibili e i prodotti con alta componente riciclata; la terza è uno spazio interattivo con un’area in cui i visitatori possono annotare i propri pensieri. Ciascuno dei prodotti esposti è accompagnato da una domanda che stimola una riflessione più profonda ed è corredato di schermi LED che ne illustrano i processi produttivi o che catturano il paesaggio di Taiwan. Le vedute mostrano sia il bello che il brutto dell’Isola, come i rifiuti sulle spiagge, offrendo ai visitatori una visione insolita e meno prestabilita. tdri.org.tw