Dal 29 settembre 2023 al 7 gennaio 2024 il MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna del Settore Musei Civici Bologna è lieto di presentare la mostra Architettura e fotografia nelle campagne dell’Emilia-Romagna. Maura Savini, rilievi e progetti – Guido Guidi, fotografie, promossa in collaborazione con il Dipartimento di Architettura dell’Università di Bologna.
Il progetto espositivo si articola sul confronto tra due diversi modi di conoscere – quelli della fotografia e dell’architettura – che, pur nella propria autonomia, mirano all’obiettivo comune di rendere comprensibili quei luoghi costruiti in cui risiede la nostra identità collettiva.
La mostra, a cura di Lorenzo Balbi, è parte del progetto Architettura rurale in Emilia-Romagna, vincitore di Strategia Fotografia 2022, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura per la selezione di proposte di acquisizione, produzione, conservazione, valorizzazione della fotografia e del patrimonio fotografico italiano. Il bando si configura come seconda edizione di un progetto nato nel 2020 (Strategia Fotografia 2020) e si inserisce nel quadro delle azioni istituzionali della Direzione Generale volte a promuovere e a sostenere la ricerca, i talenti e le eccellenze italiane nel campo della fotografia.
La proposta è stata ammessa al finanziamento nell’ambito di azione 1 (Acquisizione e valorizzazione), sezione II (Progetti di valorizzazione della fotografia contemporanea, che prevedano la committenza di opere e/o serie fotografiche da destinare al patrimonio pubblico). Grazie a questo importante riconoscimento, sei nuove opere fotografiche di Guido Guidi, visibili per la prima volta al pubblico in questa occasione, entreranno a far parte della collezione permanente del museo.
Intorno a questo corpus, nello spazio della Project Room del MAMbo, contenitore tematico che dal 2018 accoglie, ricostruisce, racconta e valorizza alcune delle esperienze artistiche e culturali più rilevanti nate in territorio bolognese ed emiliano-romagnolo, la mostra presenta altre 29 produzioni fotografiche inedite di Guidi riferibili ai territori di Granarolo, Minerbio e San Giorgio di Cesena.
Per la prima volta architettura e fotografia trovano un luogo in cui esporre i caratteri di un territorio sempre meno “visibile” intersecando il lavoro visivo di Guido Guidi, figura cardine della fotografia italiana dal secondo Novecento, che ha contribuito a innovare e ridefinire lo statuto e le possibilità espressive della fotografia di paesaggio in epoca contemporanea, con le ricerche sull’architettura nella sua dimensione territoriale, che Maura Savini svolge da tempo presso il Dipartimento di Architettura dell’Università di Bologna. Se da un lato disegni, carte e documenti storici descrivono il territorio con i modi dell’architettura, dall’altro il lavoro di Guidi arricchisce di un nuovo capitolo la lunga meditazione per immagini che fin dagli anni Sessanta l’autore romagnolo rivolge al tema del paesaggio, in particolare a quello marginale della provincia italiana.
Architettura e fotografia nelle campagne dell’Emilia-Romagna. Maura Savini, rilievi e progetti – Guido Guidi, fotografie costituisce la fase conclusiva di un più ampio progetto biennale realizzato dal Dipartimento di Architettura dell’Università di Bologna con il MAMbo, in collaborazione con l’Osservatorio Regionale per la qualità del paesaggio della Regione Emilia-Romagna. Il momento iniziale si è svolto lo scorso 27 ottobre 2022, presso la sede della Regione Emilia-Romagna, con la Giornata di studi Paesaggio e condizione contemporanea che ha affrontato in un’ottica multidisciplinare la riflessione sull’evoluzione del territorio rurale in relazione alle modificazioni imposte dalla contemporaneità.
In concomitanza con il convegno, dal 27 ottobre al 6 novembre 2022, al Padiglione de l’Esprit Nouveau a Bologna è stata presentata un’anteprima della mostra prevista, con l’esposizione di rilievi e disegni, carte, mappe, documenti d’archivio, fotografie relativi all’architettura delle terre di pianura del bacino padano. Entrambi i momenti si sono proposti di affrontare il problema architettonico che riguarda la condizione della “città” contemporanea, dove la perdita di chiarezza e di intelligibilità e l’assenza di una linea stabile di continuità sembrano aver disgregato i processi di conoscenza e di memoria in cui si colloca l’architettura.
In sostanza, indagine architettonica e indagine fotografica trovano nel confronto che inevitabilmente stabiliscono, un elemento di ricchezza e un ulteriore avanzamento conoscitivo. La fotografia si è confrontata nel tempo costantemente con l’architettura, e si può affermare che essa costituisca una sorta di doppio conoscitivo rispetto all’architettura: entrambe, in quanto attività umane disciplinate dal progetto dell’uomo, e dunque da un pensiero, sono in grado di rendere comprensibile un luogo, un edificio, così come un territorio edificato, pur operando con dimensioni differenti. Possiamo dire che, come per l’architettura, una buona fotografia si ottiene in seguito a un processo di selezione e semplificazione per cui, osserva Stephen Shore, “occorre rinunciare all’immagine entusiasmante in favore dell’immagine convincente”.
Per tutte queste ragioni il lavoro di Guido Guidi, per il carattere essenziale delle immagini e per le giustapposizioni visive che il punto di vista scelto determina, si mostra particolarmente adeguato al carattere morfologicamente semplificato, quasi archetipo, delle architetture rurali. Come accade per il disegno di architettura, la relazione che si stabilisce tra l’architettura e la sua immagine consente così una conoscenza ulteriore, lascia emergere elementi, relazioni, dettagli che la mediazione della macchina permette di estrarre dalla realtà, e che il confronto tra i due diversi modi conoscitivi contribuisce a rappresentare ed esaltare.
La produzione di Guidi occupa un posto fondamentale nella riflessione sul paesaggio, l’urbanistica e l’architettura contemporanea. Artista straordinariamente prolifico, non ha mai smesso di mettere in discussione l’atto del vedere attraverso il mezzo fotografico. Questo interrogativo si è sviluppato attraverso un intenso dialogo tra le storie e le materialità della fotografia e ciò che emerge ai suoi margini, negli interstizi semi-urbani delle province e nelle aree trascurate del paesaggio post-industriale.
I disegni e i rilievi architettonici, oltre ai documenti storici (disegni, mappe, cabrei) e ai materiali fotografici, presentati per la prima volta al MAMbo, documentano la ricerca condotta da Maura Savini sulle architetture, sull’organizzazione del suolo e sugli insediamenti dell’area padana, dei quali la logica funzionalista non sembra in grado di spiegare le forme. Se nella città contemporanea gli edifici del lavoro sembrano rispondere in modo meccanico alle necessità funzionali, obbedendo allo slogan “dalla funzione alla forma”, gli edifici rurali mostrano il più delle volte straordinarie idee architettoniche e ricchezza nella varietà di soluzioni messe a punto per il medesimo scopo, affermando così un’idea di funzione ampia e allargata, capace di variare nelle diverse ore del giorno e nell’alternarsi delle stagioni, e rovesciando nei fatti l’assunto funzionalista.
Il progetto espositivo vive così di una doppia anima, l’una architettonica, volta a riconoscere l’ingegnosità e immaginazione umane di fronte ai vincoli imposti dalla terra che abbiamo avuto in sorte e l’altra, fotografica, diretta a rappresentarle (ri-presentarle) tale ingegnosità attraverso la propria autonomia disciplinare e strumentale che è in grado di “pensare per forme” e di renderne evidente e conoscibile la bellezza in modi inediti ed efficacissimi. Entrambe sono accomunate dall’intento di delineare una condizione ancora possibile per la creazione di quella che Cattaneo chiama patria artificiale, cioè l’ambiente trasformato dall’opera umana che costituisce la scena fissa della nostra vita.
Un volume pubblicato da Edizioni MAMbo riproduce tutte le opere fotografiche esposte, accompagnate da contributi critici di Lorenzo Balbi e Maura Savini, e un’intervista di Sabrina Samorì a Guido Guidi.Durante il periodo di apertura della mostra è previsto un public program con una serie di incontri di approfondimento sul tema delle architetture rurali in cui saranno coinvolti il Dipartimento di Architettura dell’Università di Bologna e numerosi artisti, critici e teorici del mondo del contemporaneo. Si ringraziano Collezioni d’Arte e di Storia della Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna, Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio di Bologna, Fondazione Cineteca di Bologna, Archivio di Stato di Bologna, Osservatorio regionale per la qualità del paesaggio dell’Emilia Romagna. Un ringraziamento particolare a Viasaterna. mambo-bologna.org
Biografia Guido Guidi
Guido Guidi nasce nel 1941 a Cesena, dove vive e lavora. È docente di Fotografia presso Accademia di Belle Arti di Ravenna, IUAV di Venezia, ISIA di Urbino e Dipartimento di Architettura dell’Università di Bologna – Campus di Cesena, oltre a tenere lezioni, seminari, laboratori in varie università e istituzioni italiane. Nel 1959 si iscrive all’Istituto Universitario di Architettura di Venezia (IUAV) e poi al Corso Superiore di Disegno Industriale di Venezia, seguendo tra gli altri i corsi di Luigi Veronesi, Carlo Scarpa, Bruno Munari e Italo Zannier. Sono questi gli anni in cui inizia a dedicarsi completamente alla fotografia, intesa come linguaggio complesso e strumento di ricerca.
Sin dalla fine degli anni Sessanta il lavoro di Guidi si concentra sull’analisi del paesaggio e dell’architettura, sia attraverso indagini personali a lungo termine che attraverso progetti di committenza promossi da enti pubblici. L’interesse per il paesaggio contemporaneo e le sue trasformazioni lo spinge ad indagare il territorio marginale e dimesso della provincia, soprattutto del tratto che quotidianamente attraversa: l’edilizia spontanea della Romagna (1971-72), la Strada Romea che collega Cesena a Venezia (1975-90), le aree industriali di Porto Marghera e Ravenna (1983-97), i paesaggi “interposti” tra i centri urbani europei lungo la via napoleonica che congiunge idealmente San Pietroburgo e Finisterre (1993-96).
A partire dagli anni Ottanta, quando anche in Italia cultura fotografica e cultura urbanistica avviano un dialogo, partecipa a numerosi progetti di documentazione del territorio: da Viaggio in Italia di Luigi Ghirri (1984) ad Archivio dello Spazio della Provincia di Milano (1987-1997), poi l’indagine sulla città diffusa del Veneto avviata dallo IUAV (1984-89), le indagini sull’edilizia pubblica dell’Ina-Casa (1999), quelle per Atlante Italiano 003 a cura della Direzione Generale per l’Architettura e l’Arte Contemporanea – DARC (2003) e molte altre.
Sui temi dell’architettura Guidi ha svolto ricerche sulle opere di Le Corbusier pubblicate da Einaudi, di Carlo Scarpa e Mies van der Rohe promosse e pubblicate da Le Centre Canadien d’Architecture di Montréal, dove nel 2009 ha esposto il suo decennale lavoro sulla Tomba Brion progettata dall’architetto Carlo Scarpa. Guidi ha sempre affiancato alla professione di fotografo un’intensa attività didattica e di promozione. Nel 1989 avvia a Rubiera, con Paolo Costantini e William Guerrieri, l’associazione Linea di Confine per la Fotografia Contemporanea, un importante osservatorio per il territorio che, attraverso laboratori e progetti, ha visto la partecipazione di fotografi di rilevanza internazionale.
Le sue fotografie sono presenti in molte istituzioni museali, in Italia e all’estero. Ha esposto il suo lavoro in numerose mostre monografiche e collettive, in Italia e all’estero.
Tra le sue pubblicazioni: Varianti (Art&, 1995); SS9. Itinerari lungo la via Emilia (Linea di Confine, 2000); Carlo Scarpa, Architect: Intervening with History (Canadian Centre for Architecture – Monacelli Press, 1999); Mies in America (Cca – Whitney Museum of American Art, 2001); In Between Cities (Electa, 2003); Le Corbusier, Scritti (Einaudi, 2003); 19692004 (San Fedele Arte, 2004); PK TAV 139+500 (Linea di Confine, 2006); Bunker. Along the Atlantic Wall (Electa, 2006); Guido Guidi/Vitaliano Trevisan, Vol. I (Electa, 2006); Fiume (Fantombooks, 2010); A New Map of Italy (Loosestrife Editions, 2011); Carlo Scarpa’s Tomba Brion (Hatje Cantz, 2011); La Figura dell’Orante. Appunti per una lezione (Edizioni del Bradipo, 2012); Mariangela Gualtieri/Guido Guidi, A Seneghe (Perda Sanadora Imprentas, 2012); Cinque paesaggi, 1983-1993 (Postcart – Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione, 2013); Preganziol 1983 (MACK, 2013); Veramente (MACK, 2014); Guardando a Est (Linea di Confine, 2015); Verum Ipsum Factum. Il Portale di Carlo Scarpa allo Iuav (Skinnerbook – Iuav, 2017); Appuntamento a Firenze (Walther König, 2018); Dietro Casa (Tbw Book, 2018); Per Strada (MACK, 2018); Le Corbusier: 5 Architectures (Kehrer Verlag, 2018); In Sardegna (MACK, 2019); In Veneto, 1984-89 (MACK, 2019); Cinque viaggi (1990-98) (MACK, 2021); Di sguincio (1969-81) (MACK, 2023).
Biografia Maura Savini
Architetto, insegna Progettazione architettonica e urbana presso il Dipartimento di Architettura dell’Università di Bologna. Ha insegnato al Politecnico di Milano, Laurea in Architettura Civile, al Master di Architettura del paesaggio agricolo presso la sede di Piacenza dello stesso Politecnico, presso la facoltà di Ingegneria di Bologna e il Corso di Perfezionamento in Ingegneria del Territorio dell’Università di Padova. Ha diretto la Summer School Interrupted City la cui ultima edizione si è tenuta a Rimini, presso la Rocca Malatestiana. È stata presidente della Commissione per la qualità architettonica e il paesaggio del comune di Rimini.
Svolge attività professionale e ha partecipato a diversi workshop e concorsi di architettura, anche internazionali, tra cui Milano, Großstadt, Scalo Farini, progetto per la riconversione dello Scalo Farini, Rimini Forma Urbis, Siracusa, Progetto per le latomie dei Cappuccini, il concorso per la nuova Biblioteca di Maranello e il progetto per la Città delle Colonie di Cesenatico.
Scritti e progetti sono pubblicati su diverse riviste specializzate. Ha pubblicato studi e ricerche sulla città e sulla dimensione territoriale dell’architettura, cui si sono affiancati studi legati ai caratteri residenziali e pubblici dell’architettura, e agli aspetti teorico/pratici connessi alla trattatistica architettonica.
Ha pubblicato, tra gli altri, Ritratti di città in un interno; Progetto per lo Scalo Farini in Milano. Scali ferroviari (il progetto è stato pubblicato anche sulla stampa locale e nazionale); “Rimini forma urbis” in La città interrotta; Progetto per le Latomie dei Cappuccini (progetto selezionato, esposto alla mostra e pubblicato nel catalogo) La Biennale di Venezia e Sensi contemporanei, 10. Mostra internazionale di Architettura. Città di Pietra/Cities of Stone; La ricostruzione critica della città storica. Piano e progetto nella riqualificazione dei centri; La fondazione architettonica della campagna. Uno studio sulla pianura bolognese.