Dal 7 al 16 settembre 2023, Métaphores, firma francese appartenente alla filiera tessile Hermès, sceglie lo showroom parigino in Rue de Furstemberg per un’esposizione che celebri l’heritage artigianale e la ricerca artistica del marchio. La maison custodisce la sapiente tecnica centenaria della tessitura a mano del crine di cavallo, materiale raro, pregiato ed evocativo, lavorato nel solo laboratorio al mondo che perpetua questa tradizione, fondato nel 1814 e dotato dell’etichetta Entreprise du Patrimoine Vivant.
L’esposizione, dal forte carattere cromatico, esalta le infinite possibilità della collezione Le Crin, presentando una serie di arredi, opere d’arte e oggetti di designer visionari impreziositi e realizzati dalle stoffe provenienti dall’Atelier Le Crin, che ne omaggiano l’eccellenza secolare. Prendendo vita dallo sfondo vellutato giallo polline, il set crea un’esperienza visiva coinvolgente che amplifica la vivace iridescenza dai toni fulvi delle realizzazioni in crine in armonioso contrasto con un’elegante tavolozza di grigi ardesia.
Il divano progettato da Sébastien Coudert Maugendre è sontuosamente rivestito da Cavalcade, il cui disegno sfumato evoca la terra sollevata in sospensione dal passaggio dei cavalli al galoppo. Il filato è composto da un ordito di cotone e da una trama in crine e sisal, che conferiscono morbidezza creando un vibrante effetto tridimensionale che alterna la brillantezza ai toni più opachi. Posto al centro scenico dell’allestimento, i dettagli sono inoltre arricchiti dal jacquard puntinato Lounge e il bouclè Toundra.
Il salle de séjour è completato dal pouf Snake, la cui texture richiama il manto di un serpente, realizzato dal laboratorio Vanhille Grubert e dal geometrico tavolino in rovere, ottone e tessuto, entrambi ideati dalla direttrice della Creazione e dell’Immagine Métaphores Emilie Paralitici. L’estrema versatilità del crine viene declinata all’illuminazione nei motivi decorativi di applique, anch’esse frutto della maestria del laboratorio Vanhille Grube e dei paralumi che completano le lampade in ceramica realizzate da Project 213.
Ad arricchire l’allestimento, la levità di sofisticati ventagli realizzati da Maison Duvelleroy e progettati da Emilie Paralitici, imprimono all’atmosfera un’allure d’altro tempo, enfatizzando il fascino imperituro del savoir-faire artigianale. Tende eteree, persiane e bojagis realizzati da De la part de Fred incorniciano le finestre, vestendole di tessili provenienti da una collezione capsule costituita da quattro sottili veli di lino di origine interamente europea, dalla coltivazione alla filatura, dalla tintura alla tessitura e alla rifinitura.
In questa innovativa configurazione, il lino diventa il complice esclusivo del crine, richiamando la vivacità dei suoi fili e la vibrazione delle sue sfumature sotto forma di leggeri voilages. Oltre a essere un’esposizione artistica, la nuova scenografia incarna una celebrazione delle infinite possibilità di Le Crin, capaci di unire estetica e funzionalità in un’esplorazione che cattura l’immaginazione.
Le Crin, Métaphores
Dotato dell’etichetta Entreprise du Patrimoine Vivant, Le Crin, il laboratorio fondato nel 1814 nel piccolo villaggio di Challes nella regione francese della Sarthe, tratteggia una storia antica che lo fa erede di un brevetto depositato nel 1787. La tessitura del crine si caratterizza da un’esperienza e capacità tecnica acquisite durante un lungo apprendistato, che si uniscono a sensibilità e precisione per creare trame uniche, lavorate filo per filo. Il tempo, con la sua storia e il suo trascorrere, ne diventa un tema ricorrente: ogni giorno solo pochi metri di crine vengono filati per creare un nobile tessuto dalla delicata vivacità e notevole resilienza.
I preziosi segreti della lavorazione artigianale sono trasmessi di generazione in generazione: attraverso rituali e gesti meticolosi, il crine viene trasformato in tessuto dalla resistenza unica e dalla vellutata morbidezza, mutandosi in drappo leggero e arioso o vestendo le pareti con arazzi. Originariamente il crine è un sottoprodotto naturale delle attività di allevamento locali esistenti in alcune aree, soprattutto in Asia. L’allevamento di cavalli selvatici ha una lunga tradizione tra le popolazioni nomadi di alcuni Paesi in cui sono utilizzati per l’agricoltura o per gli spostamenti. Le fibre di Le Crin provengono dalla Mongolia, un Paese popolato da tre milioni di cavalli selvatici che produce la maggior parte dei capi di qualità, dove il clima freddo conferisce resistenza e lucentezza al materiale. metaphores.com