Il progetto CAPO di AtelierCarlé, situato vicino a Baie Saint-Paul, nella regione di Charlevoix in Quebec, propone un approccio architettonico che privilegia i movimenti del corpo nello spazio. La residenza si radica nella qualità specifica del sito: una rupe rocciosa, pericolosa e ai limiti dell’abitabilità. Il ripido pendio della scogliera, pericoloso e instabile, ha offerto l’opportunità di ripensare il processo progettuale e di introdurre una dimensione critica, nonostante il contesto della commissione residenziale, un approfondimento dell’approccio dello studio al progetto.

Fotografia di: James Brittain

Il progetto di AtelierCarlé

Il progetto CAPO è stato l’occasione per deviare sottilmente alcune delle strutture spaziali profondamente radicate nella cultura abitativa contemporanea, introducendo i vincoli del sito come una sorta di “alterità” che influenza la disposizione delle stanze. Il rapporto obliquo del sito, la scogliera rocciosa che delinea la città di Baie Saint-Paul, offre un’opportunità attraverso il vincolo fisico o la complessità dell’esecuzione in un tale sito.

Fotografia di: James Brittain

Sviluppato fin dall’inizio nella sezione, il progetto è concepito secondo un percorso organico preesistente di circolazione sul sito pericoloso, avviando una logica concettuale di percorsi piuttosto che una disposizione delle stanze derivata da componenti programmatiche.

Fotografia di: James Brittain

L’ancoraggio degli spazi avviene lungo tutto questo tracciato, favorendo il costante movimento dell’utente da un livello all’altro secondo una successione di scale. Questi sono distribuiti in varie sequenze, in molteplici orientamenti, per affinare la qualità del viaggio all’interno degli spazi interni ed esterni. Il movimento è dunque centrale, sia nella sua presenza nel disegno del progetto sia nella diversificazione dei punti di vista che offre.

Fotografia di: James Brittain

Le scale, in base alla loro ampiezza, consentono di raggiungere i diversi pianerottoli del sito e creano una sottile distinzione tra gli spazi adiacenti decompartimentati. Insistendo sul percorso, piuttosto che sul programma, il progetto si assesta nella natura instabile dell’abitare con un corpo sempre in movimento, allontanandosi così dalla pianificazione spaziale secondo convenzioni di layout programmatici.

Fotografia di: James Brittain

Il progetto si frammenta così in spazi abitativi di varia forma e orientamento, mantenendo una certa reciprocità con il terreno circostante, pur posizionando l’ampia veduta panoramica sul fiume come uno dei punti di interesse del sito. In questo modo la grande terrazza panoramica affacciata sul fiume San Lorenzo si completa con altri spazi esterni con accesso diretto dall’interno. Ciò consente una certa diversificazione dell’esperienza sensoriale del sito, rendendolo eterogeneo e arricchendo il rapporto continuo degli occupanti con l’ambiente circostante. In definitiva, relativizza il dominio del paesaggio monumentale del fiume come unico priori del sito e coinvolge gli occupanti in un rapporto più attivo con gli spazi esterni, nonostante la natura pericolosa della scogliera.

Fotografia di: James Brittain

La logica della circolazione del progetto di AtelierCarlé si dispiega dall’alto del sito dove si trova l’accesso principale, caratterizzato da una loggia aperta sul fiume San Lorenzo. Questa loggia permette di attraversare l’edificio per accedere alle terrazze rivolte verso il fiume, senza necessariamente entrare nell’edificio. Più in basso nel sito, al termine della scalinata e delle terrazze esterne, un ultimo spazio si apre su un pianoro naturale, circondato dalla scogliera e dai suoi grandi pini secolari. Questo spazio si collega alla fine del percorso naturale preesistente lungo il sito e costituisce la fine del dominio di appropriazione della rupe.

Fotografia di: James Brittain

Ora amplificato dai percorsi interni ed esterni che corrono lungo e attraverso l’edificio su entrambi i lati, il progetto – prima di essere un’espressione stilistica – è soprattutto un’estensione di un percorso obliquo preesistente sul sito. L’intervento architettonico mantiene così questa caratteristica del luogo come unica vera modalità di appropriazione. Il programma “si aggrappa” a questa struttura di spostamento.

Fotografia di: James Brittain

Costruzione

Il metodo di costruzione di questo progetto ha una certa specificità. Costruito secondo il metodo dell’autocostruzione dai proprietari, l’edificio è stato costruito lentamente, in un lungo periodo di tempo, lasciando spazio a una grande flessibilità progettuale integrando consapevolmente i proprietari nel processo. Ciò ha permesso ai proprietari di mettere in discussione il loro modo di vivere e di relativizzare diversi stereotipi dell’abitare.

AtelierCarlé
Fotografia di: James Brittain

La realizzazione del progetto di AtelierCarlé in cantiere è avvenuta con gradualità e delicatezza grazie all’utilizzo di casseri isolanti che hanno permesso una sequenza di getti successivi. Data la difficoltà di appropriazione di questo sito dove non si potevano abbattere alberi, la tecnica costruttiva ha garantito il mantenimento delle caratteristiche paesaggistiche subito dopo la costruzione e nel tempo.

AtelierCarlé
Fotografia di: James Brittain

Questo robusto metodo di costruzione ha permesso l’uso della muratura in pietra per ancorare l’espressione architettonica alla qualità rocciosa del sito. Assemblato in modo rustico, il formato e il tipo di assemblaggio sono stati scelti per soddisfare i vincoli di installazione del sito, un modulo relativamente malleabile nel precario contesto della scogliera.

AtelierCarlé
Fotografia di: James Brittain

Concepita quasi come un susseguirsi di piccole colline a cascata lungo la scogliera, la risultante volumetria del tracciato di circolazione rimanda al grande paesaggio della costa di Charlevoix, dove l’organicità delle costruzioni rurali del secolo scorso si sovrappone alla vertiginosa rusticità del territorio.

AtelierCarlé
Fotografia di: James Brittain

A proposito di AtelierCarlé

Per più di venticinque anni, Alain Carle ha fatto affidamento su un approccio pedagogico che ha sviluppato sia come insegnante che come ricercatore nel programma del Master presso la School of Architecture dell’Università di Montreal. Nel 2023, in un’ottica di continuità e consolidamento delle conquiste degli ultimi decenni, Carle ha unito le forze con cinque collaboratori chiave per diventare AtelierCarle, sottolineando così un nuovo progetto inclusivo e lungimirante.

AtelierCarlé
Fotografia di: James Brittain

Formato da menti creative e audaci, il team dello studio presenta progetti in cui la specificità del luogo, il lavoro preciso della materialità e le tecniche di costruzione diversificate sono parte integrante del processo creativo. Il fondatore di AtelierCarlé presenta lezioni che mettono in luce l’approccio creativo dell’azienda e la sua sensibilità per l’approccio teorico ai progetti. Uno di essi, “La part du paysage”, afferma la componente essenziale del paesaggio, non come vettore di identità, ma come apertura alla sua specificità, esemplarità e capacità di modificazione. ateliercarle.ca

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