TESTO DI MARGHERITA DALLAI / FOTO DI ADRIANO BRUSAFERRI

La casa di Angelica Frescobaldi è nel cuore di Kensington a Londra. Inglese nella struttura e italica negli arredi, rappresenta al meglio le due culture.

La sua famiglia ha sempre avuto legami con l’Inghilterra: molti secoli fa vi possedeva miniere d’argento e per ben due volte ha battuto moneta per conto del re. Se i rapporti di affari sono terminati, le relazioni sono rimaste. Angelica Frescobaldi, che vive a Londra da più di 15 anni, fin da piccola, ha conosciuto l’Inghilterra aristocratica, coltivando rapporti e amicizie. La sua casa, una Town house “listed” di fine 600, tutelata dalle Belle Arti, che lei ha restaurato meticolosamente riportandola alla sua struttura originale, ha un’aria di campagna, elegante e modesta. “Quando mi sono trasferita non mi sentivo un’emigrante; Londra mi era familiare e avevo relazioni privilegiate. Ma non devo a queste la chiave del mio rapporto con la città”, spiega. La sua casa, due piani e un basement nel cuore di Kensington, inglese nella struttura e “italica” negli arredi, è una fusion riuscita, uno dei rari casi in cui ognuna delle due culture è rappresentata al meglio. Angelica, che è una interior decorator con l’amore per l’architettura e la storia, ha messo molta energia e passione in questo progetto. “La casa aveva subito vari cambiamenti nel corso del tempo e io volevo riportare i volumi a quelli di inizio 700”, racconta. “Sono andata a ricercare negli archivi tutte le notizie riguardanti l’edificio e ho ritrovato perfino la descrizione della balaustra delle scale”. Non contenta, Angelica ha visitato cantieri ed edifici di epoca Georgiana per documentarsi a dovere. Quando aveva in mano tutti gli elementi utili, si è messa all’opera. Ha ripristinato le vecchie scale, ritrovato le antiche simmetrie e con loro anche un camino che era stato chiuso; ha aperto finestre semi murate e eliminato il bow-window che “stonava” con la struttura dell’edificio, grazie alle fatture ritrovate che ne attestavano l’età “recente”. Il cantiere ogni due settimane riceveva la visita della persona incaricata di sorvegliare il procedere dei lavori. “Dopo un po’ mi hanno detto che quello che stavo facendo andava ben e non sono più venuti”. Se per l’edificio ha seguito la tradizione inglese, con rigore, nell’arredamento ha infuso la sua personalità italiana, con allegria ed eleganza. I molti mobili di famiglia (“per sentirci a casa in terra straniera”, spiega), o da lei disegnati, i velluti e le sete colorate, i decori alle pareti, riportano alle sue radici e alla sua cultura. Non a caso la cucina, ampia e spaziosa, è il luogo più conviviale della casa.