Laura e Franco Maria Ricci, nella loro dimora di campagna a Fontanellato. Accanto all’edificio che ospiterà la collezione di opere d’arte e la biblioteca è stato realizzato un grande labirinto.
A Fontanellato, nella campagna parmense, Laura e Franco Maria Ricci, editore, collezionista d’arte, bibliofilo, esteta, hanno la loro dimora di campagna. Era una proprietà di famiglia, dove Franco passava l’estate quando c’erano ancora i contadini e la terra veniva coltivata. È un luogo amato e curato. L’autunno languido e mite, avvolge di luce crepuscolare il giardino dove fra macchie di ortensie, rose e grandi alberi, primeggia il bambù, la pianta più amata. “L’ho scoperta, molti anni fa, grazie a un giardiniere giapponese esperto e talentuoso. Nella mia casa di Milano c’era un piccolo giardino, una sorta di hortus conclusus, circondato da muri alti. Non sapevo bene cosa fare e lui mi suggerì di piantare una foresta di bambù. La crescita vigorosa, le loro foglie sempreverdi, l’eleganza del fusto mi conquistarono”. Laura e Franco dividono la loro giornata fra due edifici. In uno sono cucinati e serviti i pasti, si ricevono gli amici, si mangia all’interno o all’esterno a seconda della stagione, con diverse possibilità di scelta. Nell’altro, che accoglie lo studio, la bella collezione di libri e di opere d’arte, trovano posto le camere da letto. L’edificio, un tempo annesso agricolo bombardato ai tempi della guerra, è stato restaurato ma ha mantenuto, per scelta precisa, un lato con le mura diroccate. Sulle rovine dominano vigorosi rampicanti, che esercitano il loro fascino romantico. Ma è all’interno, dove il bambù, presenza costante, fa capolino attraverso i vetri delle finestre, nello studio-fucina con i lunghi tavoli da lavoro coperti di libri e circondati dalle statue della collezione, che lo stupore, l’incanto è maggiore. È qui che Franco con i collaboratori trasforma le idee in progetti. Come l’ultimo in corso d’opera, prossimo alla realizzazione: la Fondazione Franco Maria Ricci. Jorge Luis Borges ha soggiornato e lavorato per lunghi periodi a Fontanellato, lasciando dietro di sé tracce sottili e durature. Per lo scrittore argentino, il labirinto era il simbolo per antonomasia della perplessità, dello stupore e, forse, della condizione umana. Ed è proprio un labirinto di bambù, uno dei più grandi al mondo, che la Fondazione Franco Maria Ricci si appresta ad aprire al pubblico. Un omaggio alla generosa terra emiliana, ricca di tradizioni e di cultura (“Mi ha nutrito e ha dato prosperità alla mia famiglia”, racconta l’editore) e anche a Borges. “Proprio qui, dove il labirinto ha preso vita, gli offrii di dirigere una collana di narrativa fantastica, La Biblioteca di Babele”, conclude.
ANTENNE
Il labirinto di bambù
Alla costruzione del Labirinto Franco Maria Ricci, che ha debuttato in editoria nel 1964 con la ristampa del Manuale tipografico di Bodoni, ha dedicato, negli ultimi anni, gran parte del suo tempo. Il progetto, che attraverso vie tortuose e imperscrutabili, incontri, amicizie, esperienze, emozioni, ha preso forma, è in dirittura d’arrivo. Il modello scelto, con la collaborazione di Davide Dutto, architetto, è quello romano ad angolo retto diviso in quadranti a cui sono stati aggiunti trappole e vicoli ciechi. La scelta del bambù, era quasi d’obbligo. Oltre a essere una presenza costante nei giardini di Franco, ha il pregio di crescere veloce e vigoroso. La Bambouseraie di Anduze, che accoglie oltre 200 differenti specie di bambù è stata, insieme al Centro Bambù Italia di Carasco, il prezioso fornitore delle diverse varietà. Nel labirinto sono inserite varie costruzioni di ispirazione neoclassica, dell’architetto Pier Carlo Bontempi, con una cappella a forma di piramide, due sale espositive per accogliere la collezione di opere d’arte (oltre 400 fra pitture e sculture, da Bernini a Canova, da Hayez a Ligabue) e la biblioteca. Con tre gioielli; Bodoni, Tallone e lo stesso Ricci (tra le edizioni di pregio i 18 volumi dell’Encyclopédie di Diderot e d’Alembert). Il Labirinto fa parte dei Grandi Giardini Italiani.